
È’ quanto emerge dalla terza indagine sul FinTech pubblicata il 22 novembre 2021 dalla Banca d’Italia. La rilevazione, svolta con cadenza biennale, ha coinvolto l’intero sistema bancario italiano, composto da 59 gruppi bancari e 53 banche non appartenenti a gruppi. Hanno fatto parte dell’indagine anche 51 intermediari non bancari. La prima parte del documento descrive l’orientamento seguito degli intermediari sugli investimenti in tecnologie innovative, che nel biennio 2019-2020 è stata pari a 456 milioni di euro, mentre è stato stimato che nel biennio 2021-2022 ammonta a 530 milioni di euro e a partire dal 2023 si attesta a 280.
Rispetto alla precedente rilevazione è aumentato il numero degli intermediari investitori (da 77 a 96 unità) e dei progetti (da 267 a 329), suggerendo un maggior tasso di adozione di tecnologie innovative all’interno del sistema finanziario. Le banche rappresentano ancora i principali soggetti investitori, sostenendo il 76,5 per cento della spesa complessiva (era l’80,5 nella precedente indagine); seguono gli IP e gli IMEL con una quota stabile pari al 14,7 per cento, le società finanziarie (5,4), le SGR (3,2); infine le SIM con una quota marginale (0,2 per cento).
Il 46% degli intermediari ha scelto di stringere almeno un rapporto di collaborazione in ambito Fintech; mentre nessun intermediario detiene crypto-attività nei propri bilanci, sia nella forma di esposizioni dirette sia come sottostante di derivati o come oggetto di investimento di fondi comuni. Dall’indagine condotta dalla Banca d’Italia, non risultano neppure affidamenti concessi alla clientela al fine di effettuare investimenti in crypto-attività.
L’indagine registra che solo quattro intermediari offrono alla clientela servizi connessi con la gestione delle crypto-attività, sempre attraverso partnership commerciali con operatori terzi, i quali, in particolare, offrono alla clientela degli intermediari wallet per la custodia, la compravendita e l’utilizzo di crypto-attività. La seconda parte, invece, esamina le caratteristiche dei progetti di investimento in termini di profilo temporale dei flussi di cassa generati, tecnologie impiegate, stato di avanzamento, clientela destinataria delle innovazioni, modalità di realizzazione, possibili implicazioni per i rischi degli intermediari.
Il documento esamina anche gli effetti dei progetti in tecnologia sul business model degli intermediari. I progetti sono inoltre inquadrati in rapporto alle loro ricadute sull’open banking e sulla customer experience. Dall’indagine condotta dalla Banca d’Italia emerge che gli intermediari sono sempre più propensi all’impiego di nuove strategie per l’erogazione di servizi (bancari, finanziari e commerciali), caratterizzate da un’articolata rete di partnership nella quale collaborano intermediari, società fintech e società commerciali.
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