L’Ufficio di Polizia europeo EUROPOL ha pubblicato lo scorso 12 aprile il rapporto “Serious and Organised Crime Threat Assessment. A corrupting influence: the infiltration and undermining of Europe’s economy and society by organised crime” (SOCTA 2021).
Il documento, che individua le maggiori minacce per l’Unione Europea derivanti dalla criminalità transnazionale, registra in particolare l’incremento dei reati connessi alla produzione e al traffico di droga, alla corruzione, al riciclaggio di denaro, al cybercrime, ai reati ambientali e alle frodi.
Dai dati raccolti risulta che il 70% dei gruppi criminali opera in più di tre Stati membri; inoltre, il 68% di essi ricorre a schemi di riciclaggio di denaro (es. attraverso investimenti in beni immobili o in beni di valore elevato).
Il rapporto non manca di sottolineare l’impatto che la pandemia da Covid-19, una delle crisi più significative dalla fine della seconda guerra mondiale, ha avuto sull’operatività dei gruppi criminali, i quali cercano di allungare i propri tentacoli su cittadini, imprese e istituzioni pubbliche.
Il rapporto EUROPOL conferma le rilevazioni nazionali sul dilagare dei fenomeni connessi al riciclaggio, modalità prediletta dai gruppi criminali per “pulire” il denaro di provenienza illecita e consentirne l’accesso nell’economia legale.
Tali dinamiche criminali mettono in pericolo la stabilità del sistema economico complessivamente inteso e minano il corretto funzionamento del principio concorrenziale, spingendo al ribasso tutele e standard qualitativi.
In un simile scenario, ci si chiede se lo sviluppo dei processi informatici e segnatamente dell’intelligenza artificiale possa apportare benefici allo sforzo compiuto dagli ordinamenti nazionali nell’ottica della prevenzione del riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo, in cui s’inserisce la disciplina contenuta nel decreto legislativo n. 231 del 2007.
A questo scopo, si segnala il recente studio realizzato da Crime&tech – spin-off company dell’Università Cattolica del Sacro Cuore-Transcrime – intitolato “Next Generation AML”, che, colmando una lacuna nel panorama editoriale italiano, per la prima volta indaga in maniera empirica il livello di impiego delle soluzioni tecnologiche avanzate (big data e intelligenza artificiale) da parte delle banche e degli altri soggetti obbligati alla disciplina antiriciclaggio, gli ambiti di applicazione nei processi AML/CFT, nonché benefici, rischi e ostacoli connessi alla loro applicazione.
I dati riportati dallo studio dimostrano che in Italia il 53% dei soggetti obbligati adotta soluzioni tecnologiche avanzate nell’ambito degli adempimenti antiriciclaggio. Tra di essi, la percentuale di utilizzo è più diffusa tra i soggetti di maggiori dimensioni: il 92% dei soggetti obbligati con più di 3.000 dipendenti ricorre a soluzioni tecnologiche avanzate; mentre solo il 39% dei soggetti con meno di 3.000 dipendenti ricorre a alla tecnologia avanzata.
Dal punto di vista della tipologia dei soggetti obbligati, lo studio riporta che l’impiego di soluzioni tecnologiche avanzate è più elevato tra banche (50%) e assicurazioni (63%), rispetto alle società di gaming e altre categorie (es. IMEL, SGR).
Tra i soggetti obbligati che non ricorrono a soluzioni avanzate, prevale l’utilizzo di modelli e strumenti AML tradizionali, basati sull’utilizzo di “motori inferenziali” e di “regole deterministiche”, e, nella minoranza dei casi, a controlli di tipo documentale e manuale.
Le soluzioni tecnologiche più avanzate consistono nell’impiego di big data, intelligenza artificiale e analisi testuale, la cui applicazione risulta tendenzialmente differenziata in base all’ambito di impiego:
Tra le soluzioni tecnologiche avanzate utilizzate in ambito internazionale, lo studio riporta le iniziative lanciate in ambito bancario o di partnership pubblico-privato che perseguono parallelamente obiettivi di semplificazione dei processi di acquisizione della clientela e di efficienza degli adempimenti di adeguata verifica della clientela (Know your customer).
Tali soluzioni si basano su Blockchain o atri approcci di Distributed Ledger Technologies (DLT). Tali soluzioni sono, però, scarsamente utilizzate dai soggetti obbligati in Italia.
Le tecnologie impiegate sono:
Solo il 27% si avvale di soluzioni sviluppate in-house, mentre il 73% si affida al supporto di partner esterni.
Quale che sia la tecnologia impiegata, lo studio riporta che i soggetti obbligati nell’indagine ritengono che l’impiego di soluzioni avanzate sia di supporto all’attività in ambito AML/CFT, e sottolinea tra i vantaggi raggiunti quello della automazione e riduzione del carico di lavoro.
La IMELITALIA mette a disposizione i propri professionisti a favore dei destinatari della normativa sul contrasto al riciclaggio e finanziamento al terrorismo per la consulenza GRATUITA, e fornisce il software LIME AML – che opera in cloud – sviluppato per la gestione di tutti gli adempimenti della normativa antiriciclaggio, così come previsti dal D.Lgs. 231/2007, modificato dai D.Lgs. nn. 90/2017 e 125/2019.
LIME AML introietta all’interno della propria gestione gli indicatori di anomalia e gli schemi di comportamento anomali diffusi dalla UIF, per garantire il corretto adempimento dell’art. 35 (obbligo di SOS).
L’applicativo LIMEAML è stato sviluppato da docenti del mondo accademico, professionisti ed esperti della disciplina.
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